I quattro stati del singolo sono, come lascia intuire il secondo sūtra, anche stati del Brahman, sussistendo l'identità brahman-ātman:
« Il brahman, uscendo dalla sua assolutezza per una sorta di gioco (maya), si attua estrovertendosi in quattro diversi livelli macrocosmici: l'essere come causa [...], il Verbo [...], le energie formatrici [...], il mondo materiale. » |
(Pio Filippani-Ronconi, 2007, Op. cit.) |
Va osservato che la upaniṣad non spiega né perché né come ciò avvenga, né tanto meno māyā è termine che compaia nei sūtra. È Gauḍapāda, il cui commento è ben posteriore alla stesura della upaniṣad, che fornisce l'interpretazione in questi termini, utilizzando altri anche altri vocaboli che sono tipici dell'Advaita Vedānta, del quale fu un precursore, nonché del Sāṃkhya e dello Yoga:
« L'origine concerne tutte le entità essenziali: questo è indubbio. Il prāṇa genera tutto, il Puruṣa [irradia] separatamente i raggi di coscienza (jīva). » |
(Gauḍapādakārikā, I-6, traduzione di Raphael, 2010, Op. cit.) |
Dunque l'individuo, perché possa tornare al brahman, deve percorrere in senso inverso gli stadi coi quali il brahman stesso si è concretizzato. Così lo studioso Raphael:
« Il movimento crea le forme ai vari livelli esistenziali (Brahmā) e lo stesso movimento lo riporta allo stato indifferenziato (Śiva). » |
(Raphael, 2010, Op. cit.) |
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